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Il Pagellone del Giro d’Italia 2015: Dall’Australia a Madrid, ventuno giorni in rosa

Alberto Contador 9 Vincere il Giro senza nemmeno portare a casa una tappa sarebbe un pò come uscire con Emily Ratajkowski e dimenticare a casa la macchina fotografica.  Non sarebbe un trionfo completo. Detto ciò, vincere una corsa mai realmente in discussione, buttando in mezzo una serie di numeri da circo e una giornata in difesa alla Miguel Indurain ed il tutto con il reparto di geriatria del San Raffaele come compagni di squadra, beh, è un’impresa di livello superiore. Ragazzi giù il cappello Continua a leggere Il Pagellone del Giro d’Italia 2015: Dall’Australia a Madrid, ventuno giorni in rosa

Giro d’Italia 2015: pagellone seconda settimana

Alberto Contador 10 Un fuoriclasse, c’è poco da discutere. In tv si ciancia di questi supposti due secondi a km che avrebbe dovuto perdere a cronometro e lui dal secondo intermedio in poi recupera oltre un minuto a Kyrienka e infligge distacchi medievali a tutti gli altri. A Madonna di Campiglio si presenta in sandali e con un bell’Estathe in mano, gestisce la corsa, mette i panni del DS Astana, dà il via libera a Landa e nel frattempo trova la risposta alla domanda sulla vita, l’universo e tutto quanto, così, perché lui può. Continua a leggere Giro d’Italia 2015: pagellone seconda settimana

Giro d’Italia 2015: il pagellone semiserio della prima settimana

Orica-GreenEDGE 9: per i primi quattro giorni la classifica generale si fregia della bandiera australiana (prima Gerrans, poi Matthews e Clarke), quasi sembrasse il giro d’Australia, e pensate che questi ragazzi dovevano essere pure un po’ spaesati, nemmeno un canguro o un koala in giro, di temibili scorpioni grossi quanto un nostro avambraccio neanche l’ombra, e per le tarante dovrebbero arrivare fino in Puglia. Resistono perfino alla tentazione di guidare a sinistra. Bravi, aussies.

Michael Matthews 9: per l’appunto, è l’alfiere della Orica, vincere una tappa in maglia rosa ha sempre quel non so che di orgasmico che mette subito incinte tutte le ragazze del podio senza nemmeno sfiorarle. Fra 9 mesi tanti piccoli Matthews.

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Aspettando il Giro d’Italia senza birra e Gazzetta (maledizione)

Giusto ieri me ne stavo con il sedere appoggiato su una fioriera, le braccia conserte e gli occhi puntati verso il dehòr di un piccolo bar di biciclettaquartiere. Il cielo emiliano si era vestito del suo abito peggiore e tuttavia preferito: uno smoking grigio e liso che avrebbe indossato almeno fino a settembre. Le pareti interne della gola si facevano increspate e l’insegna a lanterna di una nota marca di birra danese, tocco di stile in un locale scialbo, pareva chiamare ad adunata tutte le mie papille gustative. Ma il portafoglio era privo di carta e la conta delle monete aveva portato ad un risultato che sarebbe bastato, forse, per una iberica cerveza, ma non certo per una italica bionda. Fanculo, devo aver pensato. O anche peggio, ma poco importa. Continua a leggere Aspettando il Giro d’Italia senza birra e Gazzetta (maledizione)

He’s a pirate – Cronaca di una storia italica

Aldo Bolzan [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) o CC-BY-SA-3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/)], attraverso Wikimedia Commons
Aldo Bolzan [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) o CC-BY-SA-3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/)%5D, attraverso Wikimedia Commons

Non ce la faccio. Questa volta devo andare, per forza, contro le regole del blog. Non ce la faccio a scrivere di un argomento così particolare in maniera semiseria. La morte di Marco Pantani e le annesse indagini hanno fatto scalpore. Al tempo come oggi. Il 2 agosto 2014 sono state riaperte le indagini sulla morte del Pirata. 10 anni dopo. 10 lunghissimi anni di probabili menzogne, di illazioni stravaganti, di silenzi roboanti. Mamma Tonina lo aveva detto e ribadito durante questi 10 anni: mio figlio è stato ucciso. Al tempo non si diede peso a queste parole ma adesso vengono fuori indizi che non si erano presi in considerazione. La domanda sorge spontanea: Continua a leggere He’s a pirate – Cronaca di una storia italica

E così finì il Giro d’Italia 2014 (breve e nostalgico resoconto rosa)

Se dovessimo assegnare un titolo che caratterizzasse il Giro d’Italia 2014 il più adatto sarebbe: non c’avrei dato una lira. Questo Giro 2014 era partito così, in sordina, snobbato da quei big che con le gambe correvano il glorioso Giro di California e con la mente pensavano all’unica corsa a cui affidano le loro annuali fortune: il Tour. E ammesso che anche quest’anno i franchi hanno fatto più gola delle lire, non è stato quello delle iscrizioni l’unico momento in cui qualcuno ha considerato questa un’edizione minore del Giro, un lontano parente di quegli anni in cui Coppi e Bartali se la vedevano con Magni, Merckx regolava l’avversario di turno o Indurain tremava al solo pensiero di Pantani.

Quelle lire che nessuno gli voleva concedere il Giro se le è andate a cercare in Irlanda, dove le biciclette, causa clima, sono poche, ma le lire, intese come strumenti musicali, tante. A chi frega della bicicletta in un posto dove piove sempre? A tutti. Anche a quelli, la maggior parte, che di ciclismo non sanno pressoché nulla. Perché il Giro è un rito che si compie ogni anno ed ogni anno attraverso il rosa riverbera il suo messaggio di fratellanza. E’ stata un successone la tre giorni irlandese del Giro. Vista dal satellite la verde isola mostrava una vena rosa nella parte orientale, tra le città di Belfast e Dublino, un serpentone che al suo passaggio colorava pecore e tralicci, uomini e parlamenti. E allora possiamo dire che si, tutti quegli irlandesi al bordo delle strade hanno dato ben più di una lira al Giro, hanno condiviso un rito centenario, ci hanno detto, a noi italiani che di quel Giro siamo i padroni, che il nostro paese ha ancora qualcosa di bello ed esportabile. Continua a leggere E così finì il Giro d’Italia 2014 (breve e nostalgico resoconto rosa)

Top&Flop 19° tappa: cronoscalata Bassano del Grappa – Cima Grappa

TOP

– Nairo Quintana Ora, non ho statistiche alla mano, ma occhio e croce Nairo dev’essere il più presente nei nostri Top&Flop. La prima settimana Quintana ha provato a stare nei Flop. Così, per divertimento, non perché ne avesse un motivo particolare. C’è stato una volta, due, forse anche tre. E noi, che non abbiamo capito nulla, giù di cattiveria: ma sarebbe questo il fenomeno? Non era meglio importare qualcos’altro, qualcosa di più caratteristico, dalla Colombia? Poi Nairo s’è stufato di tutte le nostre sterili critiche e allora ha iniziato a sferzare la bici come fanno i suoi compaesani con quei lama sputacchiosi che caricano di paccottiglia. E allora Top, Top e ancora Top. Poi basta però, neh.

– Fabio Aru Questo in salita, nel caso non ve ne foste accorti, viaggia per davvero. E c’ha pure una bella testa. Pensate che l’altro giorno ha parlato di Orazio, che non è il salumiere del Conad, ma un letterato latino che aleggia sui banchi dei maturandi ogni mese di giugno. E c’ha pure un bel carattere, perché dopo il trionfo di Montecampione e i paragoni arditi, il Pantani sardo ha continuato nella sua scalata alle posizioni che contano. Forse non si è montato la testa, o non l’ha persa, perché legge Orazio, che sarà anche un infame spacciatore di perifrastiche, ma dopo duemila anni sa consigliare uno scalatore meglio di un rapper.

Meccanici Bene, abbandoniamo il nobile rosa e per una volta sporchiamoci le mani di morchia. Non so se ci avete fatto caso, ma quest’oggi il ruolo dei meccanici è stato fondamentale. Già, perché ai nobilissimi primi dieci della generale è parso logico fare un terzo della cronometro con una bici e il resto con un’altra. Ecco allora saettanti meccanici lanciarsi da ammiraglie ancora in moto, staccare con un guizzo di braccia le biciclette nuove dalle staffe, metterle sotto il prezioso sedere dei loro assistiti e spingere per diversi metri i seppur pochi nobili chilogrammi lungo una salita impervia. Un pit stop in piena regola. Lode al proletariato ciclistico.

Il sardo ubriaco Sei sardo, quindi tifi Aru. Sei sardo e orgoglioso di esserlo, quindi sei avvolto dalla bandiera dei quattro mori. Sei sardo, orgoglioso di esserlo e sei pure sbronzo, quindi hai una faccia da beone e una Ichnusa da 66cl nella mano sinistra. Sei un sardo tifoso di Aru avvolto in una bandiera sarda su cui hai versato chissà quanti litri di birra e ti si ferma davanti Quintana, che si gioca la vittoria di tappa con il tuo beniamino, per cambiare lasua bicicletta. Cosa fai? Gli consigli di prendersela comoda, di non esagerare. Calma, Nairo, calma. Che fretta c’è? Le telecamere del Giro ci regalano questa magia. Da oggi siamo tutti un po’ sardi. Ubriachi.

FLOP

– Rigoberto Uran Uran Che poi non è mai bello infierire, ma anche oggi da Rigoberto ci aspettavamo qualcosa di più. D’accordo, era salita, ma se non fa la differenza a cronometro, quando la fa? Dopo aver abbandonato i sogni in rosa, ora rischia di lasciare anche la seconda posizione, incalzato da uno scatenato Aru.

– Il completino rosa di Quintana Che il rosa non donasse a questo piccolo uomo dalla faccia cotta dal sole delle Ande lo avevamo già capito. Oggi poi si presenta con un completino aderente che lo fascia dal collo alle ginocchia e, udite udite, un paio di calzature che sembrano (se lo siano veramente non l’ho ancora capito) stivaletti. Rosa. L’unica passerella che gli si addice è la salita del Colle dell’Agnello.

Top & Flop 18° tappa – Belluno – Rif. Panarotta (Valsugana)

TOP

Julian Arredondo (foto di Martin Mystère, wikimedia commons)
Julian Arredondo (foto di Martin Mystère, wikimedia commons)

Julian Arredondo – con quel fisico che ricorda José Rujano va a timbrare i Gran Premi della Montagna con la stessa regolarità con cui mia madre fa i punti del supermercato per prendere il cinquantunesimo servizio di piatti da tenere inutilizzato a casa. Si mette in saccoccia una vittoria che si aggiunge al trionfo colombiano in questo Giro d’Italia, per di più col secondo posto di Duarte.

Pierre Rolland – un francese non si aggiunge mai tra i top a cuor leggero, ma non la smette mai di fare bagarre per smuovere la classifica generale, a voler proprio turbare i nostri pomeriggi sul divano. Nemmeno Piepoli ai tempi dei Pirenei è mai scattato così tanto. Meriterebbe una vittoria di tappa, manca alla fine un po’ di concretezza.

Fabio Aru – lascia Rolland a fare il fumo e lui fa l’arrosto. Scatto bruciante per il terzo posto nella generale, e quasi lo agguanta. Predestinato. Continua a leggere Top & Flop 18° tappa – Belluno – Rif. Panarotta (Valsugana)

Top & Flop 17° tappa: Sarnonico – Vittorio Veneto

TOP

Stefano Pirazzi Indovina modo e momento ed è la prima volta che gli succede. Incredulo, gira a zonzo con la bici dopo il traguardo, senza sapere dove e cosa debba fare il vincitore di tappa. Nessuno lo considera perché tutti pensano “Non può essere Pirazzi, Pirazzi sarà scattato cinquecento metri dopo la partenza e l’avranno ripreso a metà tappa.” Poi qualcuno dell’organizzazione gli si avvicina e gli dice “Grande Battaglin, una belissima doppietta!” E lui “Ma non sono Battaglin!” Quindi si avvicina un altro membro dell’organizzazione e rimprovera il collega “Ma che stai a dire? Non lo vedi che è Canola?” A questo punto il povero Pirazzi scoppia in lacrime e rimpiange di non aver alzato anche il dito medio. Continua a leggere Top & Flop 17° tappa: Sarnonico – Vittorio Veneto

La seconda settimana di Giro: lo spettacolo è già cominciato

La prima settimana del Giro era stata contrassegnata dall’incontro tra il verde delle praterie irlandesi e quel rosa, simbolo della corsa, che ovunque si propagava al passaggio dei ciclisti, dalle volate potenti del belloccio tedesco Kittel e da quelle spericolate del francese Bouhanni.  E poi tanta Australia, da Tuft a Matthews passando, soprattutto, per Evans.

Bene, dimenticatevi tutto. Di quella prima settimana non è rimasto quasi nulla. E diciamocelo: per fortuna. Già, perché la piega che stava prendendo il Giro, spettacolarizzato solamente dalle cadute e dagli acuti di Diego Ulissi, non ci convinceva troppo. Addio a Kittel, poco rimpianto campione che non si è degnato di attraversare l’Europa e portare le sue lunghe terga in Italia. Addio a Matthews e alla sua Orica, squadrone che sembrava dover far tremare il mondo ed è invece arrivato a metà Giro con solamente tre corridori. Addio a Evans, almeno per quanto riguarda la corsa alla maglia rosa.

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Top&Flop tredicesima tappa: Fossano-Rivarolo Canavese

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– Marco Canola Già, e chi sennò. Grande Marco, confesso che per capire chi eri di preciso ho dovuto consultare Wikipedia. Ho visto che sei ancora un giovanotto (1988) e che finora avevi vinto solamente una tappa al glorioso Tour di Langkawi. Alla tivvì hanno detto che non dimenticherai facilmente questo giorno. Ma certo, una tappa al Giro non si dimentica davvero, ma vedendoti dominare quella volata infinita è lecito credere che tanti altri successi offuscheranno il primo, bellissimo, arrivo a braccia alzate. Tour di Langkawi permettendo. Continua a leggere Top&Flop tredicesima tappa: Fossano-Rivarolo Canavese

Giro d’Italia 12° tappa Barbaresco-Barolo 42 km, I Top e i Flop

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Rigoberto Uran Uran Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando questo colombiano si fece soffiare la medaglia d’oro di Londra da Vinokourov perché con ogni probabilità si girò a svisare qualche pivella del pubblico. Lui, scalatore, oggi ha corso da cronoman navigato, e ha conquistato tappa e maglia, infliggendo distacchi pesanti a tutti, in particolar modo a Nairo Quintana ed Evans  Certo, Wiggins, Cancellara e Martin sono altrove, ma per un colombiano di 173 cm vincere una crono quasi pianeggiante di 42 km è una di quelle imprese che si raccontano ai nipotini. Prima maglia rosa colombiana della storia, finalmente abbiamo trovato un erede degno di Julio Alberto Perez Cuapio Continua a leggere Giro d’Italia 12° tappa Barbaresco-Barolo 42 km, I Top e i Flop

Una settimana e poco più: quello che ha detto il Giro

Un terzo di Giro è pedalato via. Si potrebbe anche dire scivolato, ma preferiremmo evitare di utilizzare un verbo che in questi giorni infiniti lutti ai ciclisti addusse. Già, perché in queste otto tappe sono state la pioggia, infida, e l’asfalto, crudele, a farla da padroni.

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Giro d’Italia 9° tappa Lugo-Sestola: I Top e i Flop

TOP

Pieter Weening e la Orica Green Edge La squadra olandese ha vinto la cronosquadre, due tappe con Weening e Matthews, e portato la maglia rosa per una settimana, e questo senza avere corridori di livello assoluto. Oggi Weening ha portato a conclusione la lunga fuga con una volata feroce e mai in discussione. Continua a leggere Giro d’Italia 9° tappa Lugo-Sestola: I Top e i Flop