Ecco il derby. A Roma. Puoi vincere, affermarti, trionfare per tutta una stagione. Ma se perdi il derby, nella capitale, per circa 6 mesi potrai sempre rinfacciare ai tuoi “cugini” (per la serie “parenti serpenti”) di aver conquistato la partita più importante, quella che vale come uno scudetto. Oddio, quasi come uno scudetto. Perché è così quando la lotta per il titolo riguarda soprattutto il nord e allora vincere la stracittadina equivale a primeggiare nella città dove il tuo capoufficio bastardo tiene per l’altra squadra, così come il tipo snob che ti ha soffiato la donna per cui dormi poco da 5 mesi. Scudetto cittadino e rivalsa sociale, insomma. Ma oggi al tricolore, quello vero, a Roma sponda giallorossa ci pensano sul serio. E fanno bene. Sperando che la storia che si scriverà tra qualche giorno allo Stadio Olimpico possa ricalcare alcuni episodi recenti o meno recenti della storia d’a Maggica.
11 aprile 1999. Roma – Lazio 3-1
È la storia di una Lazio fortissima. Non più forte di quella che l’anno seguente vincerà il secondo e ultimo tricolore della storia biancazzurra. Ha sì un Bobo Vieri straordinario, ma non ha ancora Veron, Sensini, Simone Inzaghi e l’arma in più Simeone. Però è uno squadrone. Ha 7 punti di vantaggio sul Milan e mancano solo 7 partite alla fine. È opinione comune che se la squadra di Eriksson supera indenne il derby, lo scudetto è cosa fatta. E la Roma non vince il derby in casa da 22 anni, vorrà mica riprenderselo oggi? Continua a leggere Derby amarcord: Roma der core