Archivi categoria: SPECIALE MONDIALE 2014

Il pallone racconta. Finale 1990, Germania – Argentina 1-0

“Diego, chi vorresti incontrare in finale, le Garmania o l’Inghilterra?”. “L’Inghilterra. Perché abbiamo una tradizione migliore con gli inglesi”. Eppure con la Germania 4 anni prima era andata abbastanza bene, diremmo noi, dato il successo all’Azteca che aveva eretto l’Argentina campione e lui al livello di un semi Dio. Eppure Diego doveva sentire che la Germania in finale non portava nulla di buono…

(Immagine presa da web)
(Immagine presa da web)

I tedeschi non sono una semplice squadra, sono dei panzer. Dei carri armati. A leggere i loro nomi viene timore: Matthaus, Augenthaler, Buchwald, Klinsmann. Al di là del reale valore, esprimono potenza, grandezza, forza. Diego invece sa che la sua Argentina scricchiola. Tiene duro, ma va avanti a fatica dall’inizio della competizione. Il paragone tra le due è come quella tra due ciclisti fortissimi, ma uno al massimo della condizione con una squadra preparata che lo difende sulle prime rampe della salita e poi lo mette nella migliore condizione per partire e fare il vuoto, e l’altro che rimane senza compagni dopo il primo di una serie interminabile di strappi al 10% di pendenza media. Eppure tiene il passo, non molla, nonostante, km dopo km, tornante dopo tornante, senta le forze venirgli meno, mentre lo sguardo dell’altro, quello al massimo della condizione, non denota alcun cenno della fatica che sta facendo. O che comunque non sente, concentrato e proteso verso l’obiettivo. Continua a leggere Il pallone racconta. Finale 1990, Germania – Argentina 1-0

I 5 motivi per cui l’Argentina vincerà la finale del mondiale 2014

Perché vogliamo vedere se la signora Romero manterrà la sua promessa con Rihanna

Riassumiamo i fatti, per chi passa il tempo ad essere produttivo e non a cazzeggiare su Twitter come noi: quel pezzo di figliola di Rihanna, che ha appena scoperto il
calcio sopratutto per la presenza di bei figaccioni come CR7 e Boateng, si lascia andare ad apprezzamenti verso Romero, il portiere dell’Argentina visto anche a Genova
a difendere, per modo di dire, la porta della Samp. La moglie di Romero, Eliana Guercio (Googlaetela e non ve ne pentirete), anziché reagire come reagirebbe una
qualsiasi donna alle avance di una concorrente di questa portata, si lascia andare tra il serio e il faceto: “Se vinciamo, te lo presto per una settimana”. Ma sono
quelle promesse che si fanno certi che un evento non accada mai, come fece Geoff Huish nel 2005 che promise (e mantenne la promessa) di tagliarsi i testicoli se il
Galles avesse perso contro l’Inghilterra nel 6 nazioni. Chissà cosa avrà pensato la signora Romero quando suo marito ha portato l’Argentina in finale con le sue parate
ai rigori della semifinale…E chissà per chi tiferà a questo punto

Perché una hincha così merita un trionfo mondiale (Video di “Brasil, diceme que se siente”)

http://www.youtube.com/watch?v=1IOGFENyGJM Continua a leggere I 5 motivi per cui l’Argentina vincerà la finale del mondiale 2014

Il pallone racconta. Finale 1986, Argentina-Germania 3-2

Vi avranno detto che quello del 1986 è stato il Mondiale di Diego Armando Maradona. Vi avranno pure raccontato di come i tedeschi non muoiano mai, portandovi a esempio come risorsero dopo i due conflitti mondiali e paragonando il tutto alla finale germania-argentinadel 1986 e al passivo di due reti recuperato in un solo tempo di gara. Per poi perdere, avranno aggiunto i germanofobi. Come sempre.

Vi avranno raccontato che nei quarti di finale il pibe de oro fece la summa di ottant’anni di storia del calcio in una sola azione. Non si saranno certo dimenticati di parlarvi della mano de Dios con la quale il Diego vendicò la sconfitta argentina nel ben più manotriste scontro di qualche anno prima. E già, perché senza dubbio avranno aggiunto che quella partita, Argentina-Inghilterra, non era una match di calcio, bensì un’estensione della guerra tra le due stesse contendenti per il possesso delle isole Falklands.

Tutto questo lo avete quindi sentito dire più e più volte. Del resto, è sempre bello parlare del giocatore più forte di tutti i tempi nel momento della sua massima ispirazione. Non si può tacere di un appoggio in rete dopo una serie di undici, si: undici, dribbling in sessanta metri di campo. E non si può omettere che nella partita seguente, la semifinale contro il Belgio, Maradona mise a segno un altro goal di quelli che si definiscono da cineteca, un assolo che ha la grande sfortuna di essere stato prodotto pochi giorni dopo il goal definitivo contro l’Inghilterra. Vorremmo poi aggiungere che la Germania si comportò da Germania, ovvero avanzò nel torneo a fari spenti, concedendosi pure una sconfitta con la sorprendente Danimarca dei Laudrup bros. e dimostrando che i calci di rigore sono si una lotteria, ma il biglietto vincente lo si trova solamente nelle ricevitorie tra i fiumi Elba e Reno. Ne sanno qualcosa i francesi, senza dubbio la squadra più forte del torneo (Platini, Tigana, Fernandez, Giresse, Stopyra), ma da sempre destinata alla disfatta ogni qual volta le acque del Reno inizino a ribollire. E così fu anche per la semifinale del 1986: la Francia è più forte, la Germania più solida. 2-0 e tanti omaggi a Monsieur Mitterand. Continua a leggere Il pallone racconta. Finale 1986, Argentina-Germania 3-2

Le pagelle Cesarine: Brasile-Olanda 0-3

BRASILE

Julio Cesar 6,5: come può essere più che sufficiente un portiere che ne prende 10 in due partite?, direte voi. Può eccome, visto che non ha colpe praticamente su nessun gol subito tra semifinale e finalina. E la sufficienza se la merita soprattutto per aver resistito alla tentazione di trucidare i propri compagni di reparto. A 35 anni, e dopo una tale carriera, avrebbe meritato ben altro congedo.

David Luiz 4: l’ha detto anche Gary Lineker, uno che qualcosina di calcio la capisce: questo non è un difensore. Può un difensore non marcare a uomo su un calcio d’angolo? Può un difensore respingere in mezzo all’area un cross tutto sommato innocuo? Ma soprattutto: può questo difensore valere 50 milioni? Se i parametri del PSG sono questi, fanno bene gli juventini a valutare Pogba 80 milioni + il PIL del Lussemburgo. Continua a leggere Le pagelle Cesarine: Brasile-Olanda 0-3

Ruolo per ruolo: i nostri 11 di Germania-Argentina

Probabilmente sarà una partita a scacchi, dove chi muove per primo rischia. E, bando a romanticismi di un calcio all’arma bianca che non esiste più da qualche decennio, non potremmo dar torto a Loew e Sabella se interpreteranno il match giocando un po’ in “trincea”. Quando ricapita? Forse tra 4 anni, forse mai più. Quindi, la regola è: hic et nunc. Qui ed ora. Vince uno, uno soltanto. Una nazionale, una nazione, un allenatore, un’idea, un modulo, uno per ruolo. Ecco, nella nostra ignoranza in materia, andiamo a confrontare, uno ad uno, i 22 che domani sera dovrebbero scendere in campo dal primo minuto, esprimendo la nostra preferenza. (N.B.: le quotazioni di mercato sono prese da transfermarkt.it )

Modulo: 4-3-3 (Löw)


Iniziamo dal modulo di gioco. Löw è sempre rimasto fedele al modulo con 3 terminali offensivi. All’inizio puntando su Mertesacker in difesa, Lahm nella sua non naturale posizione di mediano e Gotze come terzo d’attacco insieme agli intoccabili Müller e Özil. Dopo gli ottavi, vale a dire dopo i rischi corsi contro l’Algeria, riportando Lahm al suo ruolo naturale, riproponendo Schweinsteiger in coppia con Khedira a centrocampo e provando a fare la voce grossa con Klose davanti, quindi con un vero 9. Sabella ha modificato di più l’assetto tattico, partendo contro la Bosnia con una difesa a 3 (Garay, Fernandez, Campagnaro), due esterni difensivi molto alti (Rojo, Zabaleta) e Messi molto vicino a Agüero, con Di Maria largo a sinistra. Già contro l’Iran però la situazione era diversa: un centrale in meno (Campagnaro) e Gago a far da supporto a Mascherano a centrocampo e l’ingresso in campo dal 1° minuto di Higuain davanti a tutti, con conseguente arretramento di Agüero sulla linea di supporto con Messi e Di Maria. Si veniva quindi a creare un 4-2-3-1 (con veloci scambi di posizione tra Messi e il Pipita), che all’occorrenza diventava un 4-2-2-2 con, a turno, i 3 trequartisti ad affiancarsi a Higuain. Tra il collaudato modulo del ct tedesco e quello camaleontico di Sabella propendiamo per il primo. Se non altro perché magari garantisce maggiori garanzie

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5 motivi per cui la Germania vincerà la finale del mondiale 2014

Germania_Ovest,_Italia_'90,_Matthäus+Littbarski
Matthaus e Littbarski festeggiano la vittoria della Coppa del Mondo del 1990. 24 anni fa. Troppi per la Germania (immagine presa da web)

Perché è stata la squadra che finora ha maggiormente convinto
E’ stato il mondiale in cui tutte le grandi hanno balbettato: chi è uscito rovinosamente ai gironi di qualificazione (Italia, Inghilterra, Portogallo, spagna), chi ha illuso e si è squagliato al primo vero ostacolo serio (Francia, Brasile), chi ha avuto un pizzico di sfortuna nel momento decisivo (Olanda).

Sono uscite fuori belle soprese come Cile, Costarica, Grecia, Messico, Algeria, USA. Ma chi ha fatto capire fin da subito che in questo mondiale non si scherza sono stati i tedeschi, con un solo mezzo passaggio a vuoto contro l’Algeria. E abbiamo ancora negli occhi il terrificante 7-1 di Belo Horizonte, con cui hanno urlato al mondo con forza che i favoriti sono loro.

Perché Lineker possa finalmente dire di aver ragione
Una delle frasi più citate e abusate del leggendario attaccante inglese è: “Il calcio è un gioco che si gioca in 11 contro 11 e alla fine vince sempre la Germania”.

Ma non è mica vero. Continua a leggere 5 motivi per cui la Germania vincerà la finale del mondiale 2014

Di rapporti di coppia e allenatori esonerati

È necessaria una premessa: io di calcio non capisco nulla. Non sono però la classica donna alla quale hanno spiegato senza sosta, con gli esempi più disparati, la regola del fuorigioco e non l’ha mai capita. No, io spiegazioni in merito non le ho proprio mai chieste. Vivere in Italia, paese di santi, navigatori e allenatori di calcio mi ha portato però negli anni a buttare sempre un occhio ai simpatici 11 ragazzotti che puntualmente corrono, si dimenano e versano lacrime di coccodrillo (una costante maschile in verità, anche in assenza di un manto erboso). Non per finto interesse, quanto per necessaria urgenza di non rimanere troppo fuori dalla società italiana, dove tutto o molto sembra ruotare intorno a un pallone.

Stupirebbe però anche la donna più refrattaria ai famosi 90 minuti scoprire come anche nel gioco più amato al mondo ci sia spazio per “sane” riflessioni sociologiche. Di quelle spicciole, chiaro, che ruotano a loro volta intorno all’argomento più antico al mondo (da cui poi, si sa, nasce anche l’annesso mestiere): il rapporto uomo – donna.

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Sopravvivere alla finale per il 3° posto. Cinque ipotesi con accompagnamento musicale

C’è una finale che nessuno vorrebbe giocare. Il motivo è presto detto: per giocarla dovete aver perso la partita precedente. Il suo nome è finale per il 3° posto, un’appellativo che ha il pregio di nobilitare le contendenti. Si, in fondo ci si gioca il podio. Ma il podio, deve aver detto qualcuno, nel calcio non conta nulla. Chiamarla finale è eccessivo, tutt’al più finalina. Nomignolo simpatico, ma a dir poco sminuente. C’è di peggio: finale di consolazione. Terribile. Mi immagino l’arbitro entrare in campo con il taschino colmo di fazzoletti, invece che di cartellini gialli e rossi, il guardalinee che non ha il coraggio di infierire alzando la bandierina e tante pacche sulle spalle. Perfino qualche condoglianza. Ma come si può vivere, motivare, una partita de genere? Con che animo si può scendere in campo per una finale 3° posto/finalina/consolazione?

1 – Una lacrima sul viso

Le tifose, le stesse della semifinale, non si sono ancora lavate il viso. Rivoli di lacrime hanno vilipeso le bandiere ivi pittate. Sorge il dubbio che non siano ancora rincasate dalla precedente partita. I giocatori entrano con gli occhi gonfi, arrossati. Qualcuno, dopo il calcio d’inizio, tenta un’azione, ma il dolore è ancora vivo nel cuore e nelle gambe. Giunto sulla trequarti, affranto si accascia in lacrime. Continua a leggere Sopravvivere alla finale per il 3° posto. Cinque ipotesi con accompagnamento musicale

Brasile 2014 – Cosa ricorderemo delle semifinali

Brasile – Germania uno a 7-sette-VII: Pensavamo di aver visto tutto con Spagna-Olanda 1-5 e conseguente caduta degli Dei. Credevamo che

l’Italia eliminata 2 volte su 2 Mondiali consecutivi ai gironi fosse il punto di non ritorno di una cosiddetta “big” Mondiale. Ritenevamo che il racconto del Maracanazo fosse irripetibile e che storie e avvenimenti del genere non appartenessero più ai nostri tempi. Ebbene, eccoci qui, invece, a raccontare un avvenimento che, oggi 10 o 11 luglio 2014 (non siamo più in noi), riteniamo (non soltanto noi) unico. La peggior sconfitta della storia della nazionale brasiliana di calcio, arrivata quasi in fondo a quello che doveva essere il Mondiale della nazionale brasiliana di calcio. Quei 6, irreali, minuti, in cui si è passati da un 0-1, tutto sommato ancora rimontabile, allo 0-5 che ha ammutolito uno stadio intero, espressione di una nazione che aveva puntato tutto sui suoi cavalieri verdi-oro per poi scoprirsi piccola piccola, alla stregua di un San Marino qualsiasi. In 6 minuti il Milan ha perso una finale di Champions League 9 anni fa. Subendo, però, “solo” 3 gol. Ecco, pensavamo che fare di peggio in 6 minuti fosse impossibile. Ma, come dice un noto spot di una nota casa di abbigliamento sportivo, Impossible is nothing. Che poi, guarda caso, è la stessa che fa da sponsor alla Germania. Blade Runner diceva di aver visto cose che noi potevamo soltanto immaginare. Beh, forse, qualcosa del genere adesso l’abbiamo vista anche noi.  Continua a leggere Brasile 2014 – Cosa ricorderemo delle semifinali

Snobismo calcistico

Le metafore che si basano sulle condizioni meteorologiche sono forse le più inflazionate di sempre. Ma funzionano. Altrimenti mica sarebbero così inflazionate. Va bene che siamo un popolo di fessi, ma insomma…

Non conosco la situazione climatica nel resto d’Italia, ma a casa mia, in appena ventiquattr’ore, si è passati da 30 a 12 gradi, con annesso vento freddo tritaossa. Un po’ quello che è successo agli appassionati che, un giorno dopo l’altro, hanno assistito prima a Brasile-Germania e poi a Olanda-Argentina.

“Che bellezza, è il Mondiale dei Mondiali, è la Storia!”, vi diranno i più, quelli che hanno apprezzato la disfatta verdeoro e la rete gonfiata per ben otto volte. Che sono poi gli stessi che non fanno altro che aspettare il caldo, l’afa, i raggi del sole cocente, per sdraiarsi sull’amaca e godersi l’estate. E, la maggior parte delle volte, sono anche coloro che si esaltano ascoltando le telecronache dei direttori di SkySport.
In minoranza, come forse è anche normale che sia, gli amanti della pioggia e del freddo. Quelli che, scientificamente, al tackle di Mascherano su Robben (minuto 92, finale argentina scritta in quel preciso momento) hanno avvertito un brivido lungo la schiena. E di certo non per i 12 gradi di cui sopra. Snobismo calcistico? Forse. Ma è inevitabile. Continua a leggere Snobismo calcistico

Olanda-Argentina 2-4 dcr (0-0): le pagelle semiserie

OLANDA

Cillessen 5,5 – al contrario di Romero (vedi sotto), lui vive la partita con grande tensione, mica per la paura di perdere e prendere gol, solo per quella di essere sostituito da Krul da un momento all’altro. Visto che tiri non ne arrivano, passa 90 minuti circa a studiare i movimenti sulla sua panchina. Quando Van Gaal finisce i cambi finalmente si rilassa, forse si rilassa troppo. Due dei quattro rigori argentini non erano impossibili. Chiaro, facile dirlo da qui, comodamente seduto come sono io ora.

Van Persie 4,5 – il problema è che ha illuso. Non è che dici vabbè, ha fatto schifo con costanza dall’inizio alla fine del mondiale allora ok, no, lui ha iniziato a razzo e finito completate voi.

De Jong 6,5 – non ai livelli del Mascherano di ieri, ma comunque è lui che tiene su la squadra finché ne ha, fa un gran lavoro di cucitura tra i reparti che nemmeno un sarto professionista e mia mamma non ha mai rammendato così bene, tornerà a Milanello a cucire abiti su misura e a staccare e ricomporre le caviglie dei parassiti dello spogliatoio milanista.

Robben 5,5 – alla fine anche lui si dimostra umano. Segna sì il suo rigore, ma per il resto ha la batteria improvvisamente scarica dopo le fatiche messicane e costaricane, e siccome notoriamente un calciatore dura più di uno smartphone, nessuno della Fifa ha ben pensato di mettere delle comode prese sul terreno di gioco.

Vlaar 5,5 – gran partita fino al rigore sbagliato malamente. Come dire: porti una donna a cena fuori, lavi la macchina, la vai a prendere sotto casa, le apri la portiera, posto elegante, cibo raffinato, vino bianco, poi “vuoi salire a vedere la mia collezione di stinchi avversari?“. E sul più bello eiaculazione precoce. Continua a leggere Olanda-Argentina 2-4 dcr (0-0): le pagelle semiserie

Brillano le stelle: Robben vs. Messi

Questa non è una sfida tra numeri 10. In primis perché Robben  in questo mondiale veste la maglia numero 11, sebbene al Bayern Monaco si fregi del 10. In secondo luogo perché i numeri 10 a sto mondo non esistono più. Certo, Messi si avvicina ad un Baggio, ad un Maradona o ad un Platinì, per certi versi è anche più forte, ma il 10, la fantasia al potere, è un’altra cosa. Detto ciò, Robben e Messi sono i più dotati e rappresentativi giocatori delle due formazioni in campo questa sera. Vediamo un po’ nel dettaglio.

TIRO
Robben 8.5
Messi 9

Robben non ha paura di tirare, su questo non ci sono dubbi. Tira pure forte e se non ci credete, chiedete a quelli che si sono presi una pallonata nella schiena durante i rigidi inverni tedeschi. Il suo pezzo forte è accentrarsi dalla destra e sparare di sinistro. Ogni tanto la va, ogni tanto lasciamo perdere. Messi è il contrario. Non ha un tiro in grado di strappare le reti alla moda del fu Felice Levratto, ma in compenso non c’è birillo che non abbia volutamente districato dalla rete. Mezzo punto in più perché agli squarci di Lucio Fontana preferiamo le pennellate di Antonello da Messina. Continua a leggere Brillano le stelle: Robben vs. Messi

Brasile – Germania | Inside Zona Cesarini

Cominciamo dalla fine, fedeli al nostro nome. Özil che si divora un gol e Oscar che realizza, per la più tragica regola del gol sbagliato dunque gol subito.

Eppure le cose non sono così semplici e prevedibili come sembrerebbero, perché quel gol è l’uno a sette, e quel gol non segnato è l’ipotetico otto a zero.

Doveva essere la partita di Özil e di Oscar e, finale a parte, non lo è stata. È stato qualcosa di inspiegabile, secondo le parole di Julio Cesar:

-Come si fa a spiegare l’inspiegabile?

E sembrava quasi parlasse di teologia negativa, più che di calcio.

-Come si fa a dire l’indicibile?

-È un casino.

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Si aveva l’impressione che si facesse la storia, quello sì, ma come sempre quando c’è di mezzo la Germania, che non se la sanno gestire, che sciupano tutto, che stanno sul culo, perché sul 3.4.5.6. a zero la potresti anche smettere, fai un’altra cosa. Non so, inventati un diversivo, fai giocare anche loro, falli recuperare, come avremmo fatto noi. Invece niente. Non c’era niente da fare.

Forse tra anni quando saremo ricchi, ognuno alla sua maniera, ci volteremo indietro e diremo:

– Tu dov’eri, durante quella partita fatidica?

-A quale ti riferisci?

-Ma sì, a quella là, quella assurda, insensata, in cui avvenne l’inspiegabile, l’indicibile, Brasile Germania, 7 a 1.

-Ahh, quella dici. Ma come, certo che era prevedibile, eccome se lo era!

-Il sette a uno era pagato a 400 come minimo, no che non lo era prevedibile, anche a 700, per un euro giocato.

-Va bene, ero…

E cominceremo a raccontare dove eravamo, come stavamo, un aneddoto di quella serata, quale musica, quale pensiero ci agitava, il lavoro, la fidanzata e via a cascata. Io ero con due ragazzi di In Zona Cesarini, con uno dei fondatori, un saggio orientale con l’accento del sud, e la indubbiamente centrale figura femminile del blog. Ero arrivato in ritardo, come sempre nella vita, preciso per il secondo tempo, già ubriaco, mi avevano comunicato telefonicamente che era avvenuto l’impossibile e così trascorsi con loro due una serata molto piacevole, parlando di calcio, ma non solo, di quella partita ma non solo, in un’ottica lievemente sovra-storica, pensando anche a me e noi come se si fosse già oltre, come se si fosse un continuum, e certo, il piacere di stare là assieme, guardando una partita.

Si parlò quella sera di scrivere un pezzo a sei mani, che dicesse più o meno così. Continua a leggere Brasile – Germania | Inside Zona Cesarini

Brasile-Germania 1-7: Le pagelle semiserie

Brasile

Julio Cesar 5,5: Il fatto che prenda 7 gol, e risulti comunque tra i meno peggio dei verdeoro, la dice lunga sulla prestazione del Brasile. Fa quel che può, ma riuscirebbe ad evitare la disfatta solo se venisse fornito di mitra e autorizzazione a sparare alla cieca.

Dante 4: Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai davanti la Mannshaft, che Thiago Silva era smarrito. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’è amara che poco è piu’ morte. Sì, l’edizione 2014 della Divina Commedia inizierà grossomodo così. Senza Thiago Silva nei panni di Virgilio la vita è davvero dura. Continua a leggere Brasile-Germania 1-7: Le pagelle semiserie

Aspirine e wrecking balls

Un pezzo tecnico-tattico sulla più nobile semifinale di un campionato del mondo di calcio da otto anni a questa parte. Roba da farti incollare alla sedia del bar di fiducia senza muovere minimamente il collo, neanche al (raro) passaggio di bellezze del luogo. Perché sì, dopo una stagione vissuta nell’angusta camera da letto a studiare le diagonali di Jonathan e l’impatto di Alvarez da seconda punta, le partite estive si guardano in compagnia. Nel relax più totale. Carpe diem, tanto Johnny e Ricky Maravilla non vanno da nessuna parte, e i preliminari di Europa League sono già alle porte.

E invece? Centocinque minuti sprecati. Sarebbe bastato aprire Safari, spingere il dito sul touchpad all’altezza di Youtube, e andare alla ricerca di un video qualsiasi con protagonista una palla da demolizione. Sarebbe andato bene anche quello con Miley Cyrus. Roba che alle 22:10 sarei stato già libero da ogni impegno, con la possibilità di prendere parte, da protagonista, alla classica ‘ubriacatura’ del martedì’. Che a pensarci bene, è molto simile a quella del mercoledì. Poche differenze, per dire, anche con quella del giovedì e con l’altra, il venerdì. “Aspetta, ma quello nel Porsche Cayenne non era il barista?”… Settembre torna presto. ‘Limpida, sto annegando dentro te’ cantavano i Deasonika. Canzone? ‘Settembre’. Torna tutto.

Torna, ad esempio, anche il mal di testa per il duo David Luiz-Dante. Due che, dopo le aspirine ingurgitate nel post semifinali di Champions, speravano di non dover ricorrere per un bel po’ all’aiuto dell’acido acetilsalicilico. E invece, come una coppia di fratellini vispi e furbi ma troppo disordinati, che mettono la casa in subbuglio nonostante la fiducia della mamma assente (per squalifica) e sono poi costretti a vedersela con teutoniche e imperturbabili donne delle pulizie.

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